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Anche Moncler dice addio alla pelliccia

La svolta 'storica' con la Legge di Bilancio. Ma fur free non basta. La sostenibilità deve essere anche ambientale

Moncler dice addio alla pelliccia, che da quest'anno sarà eliminata da tutte le collezioni. Gli ultimissimi capi sfileranno con l'Autunno-Inverno 2023. Moncler non è la prima e sicuramente non l'ultima maison ad adottare una scelta definitiva in questo senso. Già Prada, Giorgio Armani, Valentino, Gucci, Bottega Veneta, Hermés, per citarne alcune, hanno optato per una scelta di rispetto nei confronti degli animali. Prada, ad esempio, lo aveva annunciato nel maggio del 2019, a partire dalle collezioni donna Primavera-Estate 2020. A scanso di equivoci, la griffe aveva anche precisato che avrebbe "continuato a vendere pelle e prodotti derivati dal commercio delle carni, come pelle di pecora e di vitello". "L’innovazione e la responsabilità sociale sono parte dei valori fondanti del Gruppo Prada e la decisione di sottoscrivere la politica fur-free - frutto di un dialogo costruttivo con Fur Free Alliance e in particolare con Lave con The Humane Society of the United States - rappresenta un importante traguardo nell’ambito di questo nostro impegno”, aveva dichiarato allora Miuccia Prada. Anche l'impegno di Moncler va letto ad ampio raggio. Il Piano di Sostenibilità 2020-25 'Moncler Born To Protect' si focalizza su cinque priorità strategiche: cambiamenti climatici, economia circolare, catena di fornitura responsabile, valorizzazione della diversità e supporto alle comunità locali. Gli obiettivi prevedono, tra gli altri, l’utilizzo del 50% di nylon sostenibile nelle collezioni Moncler entro il 2025 ed entro il 2023 il riciclo di oltre l'80% degli scarti produttivi di nylon, l’abolizione della plastica convenzionale monouso, il 100% di energia rinnovabile in tutti i siti aziendali nel mondo, la protezione dal freddo di 100.000 persone che si trovano in situazioni di disagio oltre alla riduzione, entro il 2030, delle emissioni di CO2 in base ad obiettivi science-based.

Il tema del nylon è fondamentale, anche perché l'alternativa alle pellicce è rappresentata oggi da proposte per lo più sintetiche che rappresentano una grave minaccia per il sistema ambiente, dal momento che non sono riciclabili. Molte maison si stanno adoperando per studiare fibre vegetali alternative. Ma serve onestà intellettuale nell'affrontare questi temi. Al rispetto per gli animali deve corrispondere la medesima considerazione per l'ambiente. Per questo l'impegno deve essere nei confronti dell'ambiente in senso lato. Vero è che dal 2018, quando le aziende hanno iniziato ad abbandonare la pelliccia animale, tanti passi avanti sono stati fatti. Anche da un punto di vista normativo. L'ultimo intervento del Governo italiano potrebbe essere decisivo in questo senso: con un voto in qualche modo "storico", la Commissione Bilancio in Senato ha introdotto un emendamento alla Legge di Bilancio 2022 (in vigore dal primo gennaio scorso), che ha sancito la fine degli allevamenti di animali da pelliccia come visoni, volpi, cincilla e procioni. I commi 980, 981 e 982 dell'articolo 1 della legge recitano esattamente così: "Sono vietati l'allevamento, la riproduzione in cattività, la cattura, l'uccisione di visioni (Mustela viso o Neovison vison), di volpi (Vulpes vulpes, Vulpes Lagapus o Alopex Lagopus), di cani procione (Nyctereutes procyonoides), di cincilla (Chinchilla laniger) e di animali di qualsiasi genere per la finalità di ricavarne pelliccia. In deroga al divieto, gli allevamenti autorizzati alla data si entrata in vigore della presente legge possono continuare a detenere gli animali già presenti nelle strutture per il periodo necessario alla dismissione delle stesse e comunque non oltre il 30 giugno 2022, restando il divieto di riproduzione". Con la Legge di Bilancio viene anche istituito un fondo di 3 milioni di euro per ciascun anno (2022 e 2023) finalizzato a indennizzare gli allevamenti di animali da pelliccia che alla data di entrata in vigore della legge dispongano ancora di un codice di attività anche se non detengono animali.

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