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Aumento materie prime, l'allarme di Smi: "oltre il 50%"
Vago, "costi andranno spalmati su tutta la produzione, dal monte al valle"
L'aumento delle materie prime, utilizzate soprattutto nella produzione a monte della filiera del tessile abbigliamento e la forte domanda, conseguente alla forte ripresa economica: un combinazione che inevitabilmente si rifletterà sui prezzi, il cui aumento andrà 'spalmato' su tutta la catena produttiva a garanzia della "tenuta dell'unicità del made in Italy". A lanciare l'allarme sulla accelerazione del rincaro delle commodities il presidente uscente di Sistema Moda Italia, Marino Vago, che evidenizia incrementi che superano in taluni casi il 50%.
L'aumento è iniziato alla fine del 2020, per proseguire nel 2021 e accelerare nelle ultime settimane. In particolare, nel mese di agosto, l’indice sintetico Smi mostra una crescita del +35,2% in euro (+34,5% in dollari americani) rispetto allo stesso mese del 2020. In particolare, il cotone, come certifica l’indice A di Cotton Outlook, ha registrato un aumento tendenziale del +31,2% (in euro); l’indice A ha segnato un picco a fine agosto, che lo ha portato a quota 103,7; era dal febbraio 2012 che tale indice non sfondava il valore 100. E ancora, l’indice Awex Eastern per le lane ha chiuso il mese di agosto a +42% in euro rispetto ad agosto 2020; allo stesso tempo le fibre sintetiche (poliestere, nylon, acrilico) crescono del +51,6%, le artificiali (viscosa)del +19,3% (in euro). Nello stesso mese la seta greggia sulla piazza di Como ha sperimentato un aumento di oltre il +30% su base tendenziale. Ma gli aumenti riguardano anche diversi prodotti chimici utilizzati nella manifattura tessile, in particolare nelle fasi di nobilitazione e finissaggio di filati e tessuti. Tra questi, sulla base delle rilevazioni effettuate dalla Camera di Commercio di Milano (con riferimento ai prezzi all’ingrosso) impennano letteralmente l’acido acetico glaciale 99-100%, che rileva un valore triplicato, passando da 510 euro/tonnellata medi ai primi di settembre 2020 ai 1.500 medi dei primi di settembre 2021; l’ammoniaca soluzione 28° BÉ, che ha sperimentato una variazione del +39% su base tendenziale (passa da 295 euro medi a tonnellata rilevati ai primi di settembre 2020 a 410 euro medi alla tonnellata rilevati ai primi di settembre 2021); l’urea tecnica, che cresce del +55,8%, passando dai 385 euro medi a tonnellata rilevati ai primi di settembre 2020 ai 600 rilevati ai primi di settembre 2021.
"Questa contingenza di aumenti così rilevanti - evidenzia Smi - si riscontra per una domanda che risulta eccessiva per il periodo, dovuta alla ripartenza delle attività economiche e della richiesta dei mercati internazionali di prodotti made in Italy. Purtroppo le forniture base derivano da Paesi che non sono ancora tornati attivi al 100% dopo i fermi della pandemia e questo ha scatenato rincari così pesanti sia per fibre che per sostanze chimiche e servizi legati alla logistica dei trasporti". "Gli aumenti di materie prime e sostanze chimiche indispensabili nella nostra filiera creano ulteriori difficoltà, in questo momento così complesso nel nostro settore. I rincari - evidenzia Vago - impattano anzitutto sul cosiddetto 'monte della filiera' che in questi anni sta affrontando le maggiori difficoltà tra blocchi e aumenti che riguardano tutte le materie prime, le sostanze chimiche ed anche i servizi di logistica. Tutta la filiera deve essere compatta nell’affrontare questi problemi insieme ed i costi dovranno inevitabilmente essere spalmati su tutti gli attori dal monte al valle della nostra produzione, per la tenuta della nostra unicità di made in Italy".