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Campo Marzio, il colore del business in questi tempi grigi

Lo storico brand romano di borse e strumenti per la scrittura lancia una nuova campagna di comunicazione che allinea online e offline.

In un anno sottotono per tutti, il colore con cui Campo Marzio caratterizza da sempre i suoi prodotti suona un po’ come una sveglia, soprattutto dopo il lavoro di riallineamento societario che Francesco Giovagnoni, Ceo dal giugno 2019, ha compiuto dal suo ingresso a oggi e in cui va inclusa anche l’entrata al 90% della Buffetti Dylog di Rinaldo Ocleppo, alla fine dello scorso anno. Sotto l’ombrello di un’azienda con 250 milioni di fatturato, una holding industriale e una finanziaria, a gennaio 2020 si è potuto immaginare di investire su una comunicazione come quella televisiva: dei tanti propositi di investimento di Campo Marzio che il Covid-19 ha spazzato via, quello televisivo ha acquistato un valore ancora più importante perché – tutti chiusi in casa – abbiamo ricominciato a frequentare parecchio gli schermi. Così, a questo investimento, il brand romano ha affiancato anche il rifacimento del sito e il rafforzamento dell’e-commerce con il tool Magento 2, usato anche in industry più complesse: se i clienti non si spostano e non viaggiano bisogna far viaggiare il prodotto. “L’architettura del nostro messaggio si esprime a 360°”, spiega Giovagnoni: “La tv, internet, i social: il nostro “Color of extraordinary” è pronto ad incontrare il cliente nella dimensione che preferisce, per divertire ed emozionare in un momento in cui i toni sono grigi un po’ per tutti”.

Chi è il cliente di Campo Marzio?

               “Nella mia idea si va dal liceale, alla mamma che deve portare una super borsa contieni-tutto al parco per la partitella dei bambini, alla manager che, a New York, esce con la nostra coloratissima tote bag per portarsi il tacco 12 con cui sostituirà le sneakers e nasconderà il computer dopo l’ufficio. Non a caso l’hero product del nostro spot è proprio una tote bag double face, che abbina un tono più tenue a un colore più forte e deciso. Ognuno scelga quello che preferisce, nel momento che preferisce… Chi ha detto che il business deve essere noioso?!”.

Conta più la voglia di vivere del ruolo, dunque?

               “In questo i prodotti Campo Marzio incarnano perfettamente lo spirito di questi tempi, in cui la distanza fra i diversi ambiti della vita si sono ammorbiditi e tutti noi sperimentiamo quello che si definisce bleisure. Poiché non ci collochiamo nel segmento lusso, bensì in quello premium, mi piace immaginare di essere Your Best Second Choice: un prodotto che va benissimo per una passeggiata al parco, una giornata di scuola o una session di shopping in Place-Vendôme”.

D’altronde, Campo Marzio è nato nel centro di Roma. Come evolve lo spirito delle origini?

“Il primo negozio Campo Marzio è nato nel 1933, a pochi isolati di distanza dalle vie più eleganti della Capitale. È stato da subito un marchio conosciuto e amato dalla borghesia colta della città, anche per tutti i suoi prodotti dedicati alla scrittura, e per la sua vicinanza a Montecitorio è stato il posto in cui la classe politica comprava i regali di Natale negli anni Sessanta, Settanta e Ottanta. Guardando avanti, a me piacerebbe che questa consolidata azienda italiana si vivesse con lo spirito innovativo di una startup e riuscisse a realizzare quello che Apple ha fatto con computer e telefoni, trasformando attrezzature comuni in oggetti del desiderio imprescindibili nella nostra vita”.

Nei vostri progetti c’è una presenza maggiore negli aeroporti. Come avete rivisto la tabella di marcia a causa del Covid?

               “Dati recenti diffusi da Fondazione Altagamma parlano di un ritorno alla normalità nel 2023 per il settore dei viaggi internazionali. Questo vuol dire che abbiamo fatto slittare in avanti il timing delle aperture, non che le abbiamo cancellate: la storia dell’uomo e della civiltà è legata intimamente al viaggi, non smetteremo mai di spostarci. Per ora abbiamo completato tre aperture in Spagna e stiamo procedendo con quelle degli aeroporti di Roma, Venezia, Cagliari, Catania e Bologna. I passi successivi saranno nell’Asian Pacific - una delle aree più resilienti durante la pandemia - e negli Stati Uniti, che restano il principale mercato al mondo e che vivranno meno tensioni con la Cina dopo le ultime elezioni”.

Lei è un appassionato giocatore di scacchi, alla ribalta in questo periodo anche per la nota serie di Netflix. Che cosa insegna questo gioco in un momento storico come questo?

               “Insegna a stare fermi e a non farsi prendere dal panico perché, come nelle sabbie mobili, più ti agiti più le cose peggiorano. Insegna a vedere quello che succederà fra 10/15 mosse, senza poter sapere esattamente ciò che farà l’avversario. Insegna a portare avanti un progetto mossa dopo mossa, mettendo in conto anche delle perdite: come per tanti, ad esempio, quello che chiuderemo non sarà il miglior bilancio di sempre, ma siamo orgogliosi di non aver lasciato a casa nessuno. E siamo pronti per la prossima partita”.

 

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