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Con petrolio a prezzi di saldo, che fine farà l'energia green?

Vaccari, taglio produzione deciso troppo tardi su sfondo guerra russi sauditi

Con il petrolio a prezzi di saldo, che fine farà l'energia green nel prossimo medio periodo? Per altro, come in ogni economia di guerra, la ricostruzione sarà poco docile a limiti e imposizioni. Serviranno shock sui mercati e il petrolio sarà una delle leve. Domande e ipotesi mentre i fari sono puntati su scorte e andamenti del prezzo del petrolio, sullo sfondo di preoccupazioni geopolitiche non da poco. Oggi l'Eia, la Energy Information Administration americana, ha reso noto che negli ultimi sette giorni si è assistito a un incremento delle scorte di 15,022 milioni di barili. Un dato che si confronta con l'aumento di 19,248 della precedente rilevazione, ed è leggermente migliore delle attese che indicavano 15,15 milioni di barili. Numeri che fanno reagire i futures sul petrolio con il Brent in consegna a giugno che viene scambiato a 20,73 dollari al barile (+6,93%) e il Wti in consegna a giugno a 14.75 (26,97%). Ne beneficiano chiaramente le azioni delle società petrolifere. Tra le milanesi, Eni ha registrato un progresso del 4,87% a 8,348 euro. Saipem ha chuso in rialzo del 5,75%, Tenaris (tubi e servizi per l'esplorazione di petrolio e gas) +3,1%. Intanto, certamente, "quello dello stoccaggio sta diventando un tema perché - spiega Enrico Vaccari, responsabile della clientela istituzionale Consultinvest - tutto nasce dal fatto che il crollo della domanda, che è stato repentino e senza precedenti, non è stato seguito da un altrettanto calo dell'offerta".

Per altro, nota l'esperto, "la guerra tra russi e sauditi, che ha coinciso con il rinvio della riunione Opec ai primi di marzo, in corrispondenza del periodo più nero delle Borse, ha fatto sì che le decisioni relative taglio della produzione venissero prese in ritardo". Decisioni, tra l'altro, che "saranno effettive da maggio". Secondo Vaccari "i produttori dovranno tagliare ancora, perché il calo della domanda è molto forte". E poi, sarà necessario che anche i produttori americani mettano mano a un taglio e "non è una cosa facile". Non accade dal 1970. Si va a toccare un'industria "strategica per i paesi, ancora di più in un periodo in cui la globalizzazione sta mostrando crepe molto forti", sottolinea Vaccari, ricordando che negli anni gli Stati Uniti hanno dato vita a una autonomia energetica proprio "in previsione di shock di mercato come questo". Ed è in queste circostanze che "un'industria così importante come quella dell'energia diventa talmente strategica che tutti i governi sono intenzionati a difenderla. A tutti i costi".

Ora, va detto però che "l'andamento del prezzo del petrolio in questi giorni è legato a fattori tecnici: lo squilibrio tra domanda e offerta ha portato a un eccesso di offerta e sui future a consegna fisica come quelli del petrolio c'è stata questa conseguenza". Però, se guardiamo al medio periodo "la fine del lockdown dovrebbe fare ripartire la domanda". Dunque il prezzo è destinato a risalire. Ma come? La previsione di Vaccari è che "essendo stata la caduta molto forte, non sarà una uscita a 'V', ma un movimento laterale di consolidamento". Le buone notizie sono che "la Cina è un grande compratore di petrolio" e dal momento che sta riaprendo le attività, potrebbe spingere la domanda. 

Ma il "punto vero", quello che ha creato un grosso squilibrio tra domanda e offerta è che "la riduzione dell'offerta non è arrivata nei tempi giusti". E questo a causa della crisi tra Russia e Arabia. "Se l'accordo dell'Opec fosse arrivato prima - ribadisce Vaccari - si sarebbe potuta tagliare in aprile la produzione. Le scorte non sono così eccessive e alla fine si sarebbe potuto compensare. Siamo di fronte a una guerra tra i produttori che sono esposti da parecchio tempo a una situazione che può radicalmente cambiare", anche perché "non tutti lo hanno notato, ma l'ondata verde, l'ondata green con il petrolio a questi prezzi rischia di annacquarsi molto. E' talmente conveniente il prezzo del petrolio che produrre con l'energia solare, con l'energia eolica in questo momento è fuori mercato". Insomma, siamo di fronte a "uno di quegli eventi che verosimilmente potrebbero cambiare le prospettive. Giusto pensare alle rinnovabili e all'ambiente, ma non possiamo uscire da una economia che tutt'oggi funziona con petrolio, gas e prodotti estratti a qualcosa che è totalmente rinnovabile, soprattutto quando siamo in una economia di guerra e, come sempre in questo casi, il post è molto aggressivo e verosimilmente non guarda in faccia a limiti e imposizione. Si dovrà fare ripartire la macchina, costi quel che costi". 

"Gli americani stanno facendo una manovra che non ha precedenti, né come importo, né per le modalità, andando a prendere settore per settore. Nulla è lasciato al caso. Sanno che da uno shock così ci si può rialzare. Da un lato abbiamo gli Stati Uniti d'America, dall'altra abbiamo gli stati separati d'Europa" chiosa Vaccari. 

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