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Cresce la moda maschile nel 2021 ma non torna a livelli pre covid
Cresce del 15,2% la moda maschile nel 2021, ma non riesce a recuperare i livelli pre-Covid. Troppo consistenti le perdite del 2020 (-19,5% il 2020). Secondo il Centro Studi di Confindustria Moda per Sistema Moda Italia, il fatturato di settore torna a superare i 9,4 miliardi di euro. A consuntivo, il risultato supera le stime rilasciate in occasione della scorsa edizione di Pitti Uomo (Gennaio 2022), quando si era stimata in via prudenziale una dinamica nell’ordine del +11,9%. La buona performance, tuttavia, non è stata sufficiente a colmare le perdite rispetto ai livelli del 2019: degli oltre 1,9 miliardi persi nel corso del 2020, resta ancora un gap di quasi 740 milioni (-7,3%). In altre parole, il turnover 2021 risulta inferiore del -7,3% rispetto a quello pre-pandemico. Del resto, non tutte le merceologie di cui si compone la moda maschile hanno sperimentato lo stesso slancio. Solo la maglieria, vista la vivacità che ne ha caratterizzato la domanda nel modello di consumo post-pandemia, ha messo a segno un superamento dei livelli del 2019; all’opposto, confezione, camiceria e abbigliamento in pelle, nonostante le buone performance del 2021, sono rimasti al di sotto dei valori del 2019. Il segmento delle cravatte, infine, decelera sensibilmente rispetto al tasso di caduta accusato nel 2020, ma resta interessato da una dinamica riflessiva anche nel 2021.
L'export ha mantenuto un ruolo di primo piano per la moda maschile italiana, concorrendo al 70,6% del fatturato. Su base annuale le esportazioni di settore fanno registrare una variazione del +13,4%, tornando a superare i 6,6 miliardi di euro. Allo stesso tempo, l’import sperimenta una variazione pari al +7,9% e si porta a 4 miliardi circa. Nel 2021 il settore sperimenta un aumento del saldo commerciale, che oltrepassa i 2,6 miliardi di euro, guadagnando poco meno di 500 milioni di euro nei dodici mesi.
Ai buoni risultati archiviati nel 2021, nel primo trimestre del 2022 fa seguito una prosecuzione del trend positivo del commercio con l’estero della moda maschile italiana, anche se si evidenzia un rallentamento e, viceversa, un’accelerazione del ritmo di crescita rispetto a quello con cui si è chiuso lo scorso anno. Nel periodo gennaio-marzo 2022 l’export di menswear è cresciuto del +6,3%, l’import del +22,6%. Nel periodo, la prima destinazione del menswear made in Italy non è più la Svizzera, scesa in terza posizione, anche a seguito di una frenata al -0,7%, bensì la Francia, in crescita del +7,7%; tale mercato supera anche la Germania, in calo peraltro del -3,7%. Al quarto e sesto posto troviamo Usa e Cina, che tuttavia segnano un andamento dicotomico: mentre l’export di menswear verso gli Stati Uniti è cresciuto su tassi molto sostenuti ovvero del +57,9%, quello diretto in Cina cede il -1,9%.