- Economy
Draghi, "via d'uscita da pandemia non lontana. Non è il momento di dividerci o riaffermare identità"
"Non voglio promettere nulla che non sia veramente realizzabile"
"Purtroppo ci troviamo tutti di fronte a un nuovo peggioramento dell'emergenza sanitaria. Ognuno deve fare la propria parte nel contenere la diffusione del virus, ma soprattutto il Governo deve fare la sua. Anzi, deve cercare ogni giorno di fare di più. La pandemia non è ancora sconfitta, ma si intravvede, con la accelerazione del piano dei vaccini, una via d'uscita non lontana". Così il presidente del Consiglio, Mario Draghi, in un videomessaggio indirizzato alla conferenza 'Verso una strategia nazionale sulla parità di genere' promossa dal ministro per le Pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti. "Voglio cogliere l'occasione per mandare a tutti un segnale vero di fiducia, anche in noi stessi. Ringrazio i cittadini per la loro disciplina e infinita pazienza, soprattutto coloro che sofforno le conseguenze anche economiche della pandemia. Ringrazio gli studenti, le famiglie e gli insegnanto che sopportano il peso della chiusura delle scuole. Gli operatori sanitari, le forze dell'ordine, le forze armate, la protezione civile e i lavoratori e lavoratrici in prima linea per la loro incessante opera. Sono questi esempi di cittadinanza italiana attiva che impongono al governo di moltiplicare ogni sforzo".
"Siamo solo all'inizi" chiosa il premier, sottolineando che "il nostro compito e mi riferisco a tutti i livelli istituzionali è salvaguardare con ogni mezzo la vita degli italiani e permettere al più presto un ritorno alla normalità".
"Ogni vita conta, non perdere un attimo, non lasciare nulla di intentato, compiere scelte meditate, ma rapide. Non voglio promettere nulla che non sia veramente realizzabile. Le mie preoccupazioni sono le vostre. Il pensiero costante è diretto a rendere efficace ed efficiente l'azione dell'esecutivo nel tutelare la salute, sostentere chi è in difficoltà, favorire la ripresa economica e accelerare le riforme".
"Il 10 marzo di un anno fa l'Italia si chiudeva diventando per la prima volta zona rossa. Un concittadino su venti è stato contagiato e i dati ufficiali sottostimano la diffusione. Mai avremmo pensato che un anno dopo ci saremmo trovati a frontaggiare una emergenza analoga e che il conto ufficiale delle vittime si sarebbe avvicinato alla terribile soglia dei 100mila morti".
"Il piano di vaccinazioni, che sarà nei prossimi giorni decisamente potenziato privilegerà le caterogire fragili e le persone a rischio. Rispettare il proprio turno è un modo per tutelare la salute dei nostri concittadini più deboli. Questo non è il momento di dividerci o riaffermare le nostre identità, ma di dare una risposta alle tante persone che soffrono per la crisi economica, che rischiano di perdere il posto di lavoro, di combattere le disuguaglianze. In un solo anno il numero di italiani che vivono in povertà assoluita è aumentato di un milione e si sono acuite le disparità tra uomini e donne".