- Economy
Fiducia consumatori in calo a marzo, meglio le imprese
Confcommercio, "nessuna svolta". Mameli (Intesa Sp), "rischi al ribasso"
Flette a marzo 2021 l’indice del clima di fiducia dei consumatori (da 101,4 a 100,9), mentre aumenta l’indice composito del clima di fiducia delle imprese (da 93,3 a 93,9). Lo rileva Istat evidenziando che nell’industria manifatturiera migliorano sia i giudizi sugli ordini sia le attese sul livello della produzione mentre le scorte di prodotti finiti sono giudicate stabili. Nel comparto delle costruzioni, tutte le componenti registrano una dinamica positiva. Numeri che per Confcommercio evidenziano che "nessuna svolta" è in corso. "Al di là dei riscontri numerici, caratterizzati da deboli variazioni rispetto a febbraio, il mese di marzo chiarisce che le difficoltà oggettive sono crescenti, con un primo trimestre negativo in termini di Pil e consumi, e il sentiment degli operatori stenta a trovare un’intonazione decisamente positiva. Il che depotenzia le possibilità di ripresa" secondo l’Ufficio Studi di Confcommercio: "tanto è vero che le imprese dei settori più colpiti - commercio al dettaglio, trasporti e logistica, turismo - riducono sensibilmente le attese sul giro d’affari del prossimo futuro. Industria e costruzioni, invece, paiono godere di migliore salute". "E’ l’ennesima conferma del divergere di performance e aspettative tra macro-settori di attività in ragione di un asimmetrico operare della crisi pandemica. Per questo conviene ribadire la necessità di indennizzi adeguati, al fine di traghettare larga parte del tessuto produttivo dalla crisi alla ripresa".
Per Paolo Mameli, senior economist Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, "le indagini di marzo evidenziano un ampliamento della divergenza tra manifatturiero ed edilizia, da un lato, che proseguono nel loro trend di recupero, e servizi e commercio al dettaglio dall'altro, penalizzati dal giro di vite sulle restrizioni anti-Covid registrato questo mese. Sfortunatamente, la resilienza del settore industriale non dovrebbe essere sufficiente a compensare la debolezza dei servizi nel primo trimestre, con il risultato di un Pil ancora negativo a inizio 2021 (ma verosimilmente la contrazione sarà meno marcata rispetto al -1,9% t/t visto a fine 2020).
"Un moderato rimbalzo è possibile nel secondo trimestre, ma, data la possibilità di un’estensione, almeno in forma parziale, delle attuali restrizioni oltre la scadenza oggi prevista (6 aprile), i rischi ci appaiono chiaramente al ribasso. In sostanza, il Pil potrebbe risultare poco variato nel primo semestre dell’anno. Una ripresa significativa (con ritmi di crescita congiunturali verosimilmente superiori all’1% t/t) è attesa, nella migliore delle ipotesi, solo a partire dal trimestre estivo (grazie anche a fattori climatici, oltre che agli effetti delle misure di contenimento e all’intensificarsi della campagna vaccinale)".
"Proprio in considerazione del debole inizio d’anno, abbiamo il mese scorso rivisto al ribasso - ricorda - la stima di crescita per l’economia italiana nel 2021, a 3,7%. Il picco per il tasso di crescita annuo è visto ora non più nel 2021 ma nel 2022 (a 3,9%); il ritmo di crescita dovrebbe rimanere superiore al potenziale anche negli anni successivi (nel nostro scenario, almeno sino al 2024). Il rimbalzo minore di quanto atteso nel 2021 lascia maggiori margini per recuperare i livelli pre-crisi negli anni successivi; inoltre, nel 2022 dovrebbe essere massimo l’impatto espansivo del Recovery Plan, che stimiamo in media pari a mezzo punto aggiuntivo di crescita annua nel 2022-23".
"Inoltre - conclude Mameli - la possibilità che l’implementazione del piano sia accompagnata da riforme strutturali amplificherebbe le ricadute positive sul Pil non solo di breve-medio termine ma anche di lungo periodo, sebbene occorrano anni per recuperare i livelli pre-crisi (nel nostro profilo previsivo, il Pil su base trimestrale supererà i livelli di fine 2019 solo nel secondo trimestre 2023). In sintesi, i rischi sull’orizzonte previsivo per l’economia italiana ci appaiono al ribasso nel breve termine, ma al rialzo sul medio periodo".