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I migliori distretti d'Italia secondo Intesa Sanpaolo. Assenti moda e turismo
Molte delle realtà imprenditoriali più resilienti italiane sono attive nei distretti che meglio di altri hanno affrontato la crisi pandemica, riuscendo a ottenere risultati più brillanti. E le filiere produttive promettono di essere fattore di competitività anche nei prossimi anni. Lo mette bene il evidenza il 14esimo Rapporto annuale su economia e finanza dei distretti industriali 2021 della direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo.
La ricerca di nuove forniture nel territorio italiano così come la possibile regionalizzazione su base continentale delle global value chain possano nel medio termine portare vantaggi proprio ai distretti, ovvero alle aree del paese dove più si sono conservati i vari anelli della catena del valore. Non è un caso che proprio nei distretti il numero medio di fornitori sia più elevato rispetto alle aree non distrettuali, in tutte le ripartizioni geografiche, raggiungendo punte particolarmente elevate al Nord.
Ed è proprio nei distretti che tra il 2019 e il 2021 si è innalzato maggiormente il numero medio di fornitori, con un peso più elevato acquisito dalle nuove forniture, pari al 34% in valore, sette punti percentuali in più rispetto a quanto osservato nelle aree non distrettuali. Nei territori distrettuali sembra pertanto più facile diversificare le fonti di approvvigionamento.
La capacità di presidiare con successo i mercati esteri è un altro importante punto di forza dei distretti, ma anche la propensione a innovare farà la differenza. Un altro fattore è rappresentato dalla solidità finanziaria e patrmoniale: una quota significativa di imprese distrettuali è riuscita a mantenere un’elevata marginalità unitaria, con un EBITDA margin almeno pari al 20%: si è passati dal 10,9% del 2019 al 10,5% del 2020, con punte dell’11,9% tra le micro imprese. La quota di imprese con marginalità elevata è addirittura lievemente aumentata tra le imprese di piccole e medie dimensioni.
A livello di strategie, i brevetti sembrano essere stati efficaci: nei distretti le imprese con brevetti hanno subito un calo del fatturato dell’8,8% nel 2020, un dato significativamente migliore rispetto al resto delle imprese che hanno accusato un arretramento pari al 15,1%. Al contempo, sono riuscite a mantenere invariato l’EBITDA margin, stabile al 9% nel 2020; chi non aveva brevetti, invece, ha subito un ridimensionamento dei margini unitari, scesi al 6,7% dal 7,7% del 2019
Secondo il più recente rapporto di Intesa Sanpaolo, il Nord-Est è l’area geografica che conta più distretti tra i primi venti (otto), guidato dalle regioni Veneto ed Emilia-Romagna, ognuna con tre aree distrettuali; segue il Nord-Ovest, con quattro distretti in Lombardia e tre in Piemonte, il Centro con tre distretti in Toscana e infine il Mezzogiorno che conta due distretti (uno in Sardegna e uno in Campania). Anche quest’anno prevalgono i distretti dell’Agro-alimentare (nove) e della Meccanica (quattro). Sono poi presenti tre distretti specializzati in beni intermedi, due nei mezzi di trasporto e due nel sistema casa. Sono invece assenti aree del sistema moda, tra i settori più colpiti, insieme al turismo, dalla pandemia.
Questa la calssifica che tiene conto di performance, crescita, redditività e patrimonializzazione (da 0 a 100):
Macchine agricole di Padova e Piacenza 85,2 Camperistica della Val d'Elsa 84,2 Macchine agricole di Reggio Emilia e Modena 84 Materie plastiche di Treviso, Vicenza e Padova 79,4 Vini della Langhe, Roero e Monferrato 77,7 Florovivaistico di Pistoia 76,2 Alimentare di Parma 76,2 Gomma del Sebino bergamasco 76 Rubinetteria e valvolame Cusio-Valsesia 74,6 Meccatronica dell'Alto Adige 73,3 Rubinetti, valvole e pentolame di Lumezzane 72,3 Lattiero-caseario sardo 72 Carni e salumi di Cremona e Mantova 71,3 Nautica di Viareggio 71,1 Meccatronica di Trento 71 Articoli di gomma e materie plastiche di Varese 70.9 Salumi di Parma 70,5 Carni di Verona 69,8 Nocciola e frutta piemontese 69,6 Mozzarella di bufala campana 69,4