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I ReHubs, dove lo scarto tessile rinasce. Il progetto di Euratex alla Commissione europea

Paccanelli, speriamo di partire entro il 2021

Conferire gli scarti tessili in hub dedicati, lavorarli dove è possibile per reimmetterli nel ciclo produttivo, utilizzarli eventualmente come isolanti termici, o procedere al tradizionale smaltimento quando non è possibile trattarli. E' l'obiettivo di ReHubs (European Textile Recycling Hubs), centri di raccolta che verranno utilizzati dai paesi europei per la lavorazione dei materiali derivanti dalle varie fasi di vita del rifiuto tessile, per renderlo nuovamente utilizzabile dalla filiera. A promuoverli Euratex, l’associazione europea del Tessile-Abbigliamento presieduta da Alberto Paccanelli. Anche se la quantità di rifiuti tessili raccolti separatamente in Europa è aumentata negli ultimi cinque anni, passando da una stima di 2 milioni di tonnellate nel 2014 a 2,8 milioni di tonnellate nel 2019, la stima è che questo volume aumenterà notevolmente una volta che la legislazione Ue sui rifiuti sarà attivata entro la fine del 2024. In meno di quattro anni i rifiuti tessili saranno raccolti separatamente e potrebbero ammontare a un totale compreso tra 4,2 e 5,5 milioni di tonnellate che dovrebbero essere trattati idealmente all'interno dell'Ue. Nel 2019 l'Ue ha prodotto circa 5,8 milioni di tonnellate di prodotti tessili e ne ha importati circa 6,5 milioni. Con approssimativamente 1,6 milioni di tonnellate esportate, il consumo apparente può essere stimato a circa 10,7 milioni di tonnellate, ovvero 24 kg pro capite, secondo quanto rileva Euratex. Solo circa 2,8 milioni di tonnellate sono state raccolte in Europa, mentre più di 4 milioni di tonnellate sono in gran parte scomparse negli inceneritori o nelle discariche insieme agli altri rifiuti.

Ad oggi, la maggior parte dei tessuti raccolti sono indumenti. Il 65% di questi è interno all'Europa e il restante 35% è esportato. Da questi tessuti selezionati, circa il 50-60% è ancora in condizioni di essere riutilizzato o indossato; il 10-15% viene convertito in prodotti di basso valore come tergicristalli o panni per la pulizia; il 10% viene incenerito o conferito in discarica e il restante 15-30% viene riciclato. La maggior parte dei rifiuti tessili riciclati (0,42 milioni di tonnellate nel 2019) è deperita: i tessuti vengono sminuzzati in fibre che vengono utilizzate in applicazioni di basso valore (automobili, materiali isolanti, indumenti per la pulizia). Una parte relativamente piccola viene riciclata con successo in applicazioni di valore più elevato come fibre tessili per la produzione di nuovi indumenti.

E' qui dunque che i ReHubs entrano in gioco: in meno di quattro anni i rifiuti tessili saranno raccolti separatamente e dovrebbero idealmente essere trattati nell'Ue. Saranno centri d’eccellenza che concentreranno nuove tecnologie e nuove professionalità, avendo come obiettivo la creazione di nuovi materiali 'energy-saving' e forme di collaborazione tra le aziende della filiera a livello europeo per la ricerca e lo sviluppo di tessuti sempre più reciclabili. I Paesi identificati come strategici  per questi primi insediamenti sono Belgio, Finlandia, Germania, Italia, Spagna. Qui si sta già lavorando sui temi dell’economia circolare nell’industria tessile. 

"Si tratta di un progetto voluto dalla nostra associazione europea Euratex, la confederazione europea del tessile-abbigliamento, della quale Sistema Moda Italia è una delle associazioni di riferimento" spiega a Luxury&Finance Paccanelli. "Abbiamo lanciato questo progetto che prevde la costituzione di 5 Hubs di riciclo, riutilizzo, riuso del settore tessile. Un progetto in linea con i dettami del Green Deal della Commissione presieduta da Ursula von Der Leyen che stabilisce proprio nell'economia green uno degli asset di intervento. E' evidente che noi lavoariamo in un settore che fino ad oggi non è stato in grado di riutilizzare grande parte del suo scarto, che oggi ancora viene incenerito o comunque trasferito in altri Paesi. L'obiettivo - sottolinea il presidente - è attuare un sistema di raccolta e riciclo e riutilizzo dei prodotti tessili, sia in ambito industriale e quindi scarti di prodiuzione della filatura, tessitura e nobilitazione, sia nel pre consumer, quindi nell'ambito dei prodotti finiti, come abbigliamento, tessili per la casa, tappeti; sia nell'ambito del post consumer e dunque i prodotti che vengono scartati dal consumatore finale".

Paccanelli ricorda anche che "secondo i dettami della Comunità europea entro il 2024 ogni Paese sarà obbligato a gestire lo scarto tessile separatmente, attraverso canali dedicati. Sarà necessario raccoglierlo e trattarlo. Ci sarà una forte attività di selezione dello scarto tessile che verrà canalizzato attraverso varie tecnologie, meccaniche o chimiche, nella fasi di riutilizzo".

Rispetto a come e dove verranno raccolti gli scarti, "ci sono diverse ipotesi in campo. Possibile anche un misto di attività. Il negozio potrebbe ad esempio raccogliere il prodotto che consumatore vorrebbe buttare, oppure potrebbero esserci punti di raccolta nei comuni: diversi modelli che potremmo utilizzare, ma quello che è importante è che si possa trattare il rifiuto tessile in modo tale da o rigenerare fibre da usare in nuovi prodotti, oppure in altri comparti, come l'isolamento termico. Tutto purchè non vada dispeso nell'ambiente" chiosa il presidente di Euratex. Il progetto verrà presentato alla Commissione europea tra gennaio e febbraio. Già sono in corso valutazioni infomali con la commissione. "Speriamo nel 2021 si possa avviare il tutto" conclude Paccanelli.

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