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Il settore del mobile supera livelli pre crisi, +12,9% rispetto a primo semestre 2019 (Intesa Sp)

De Felice, digitale, ricerca e sviluppo, green, internazionalizzazione e capitale umano sono le priorità da affrontare nei prossimi anni

Il settore del mobile è tornato ai livelli pre pandemici, anzi meglio e mostra di essere tra i più dinamici in Italia. Lo evidenzia Gregorio De Felice, Chief Economist di Intesa Sanpaolo, nello Studio 'L’industria italiana del mobile: sfide e opportunità di crescita' , in occasione di un evento ospitato in Triennale dalla banca, in collaborazione con Il Salone del Mobile e FederlegnoArredo, dal titolo 'Il Salone del Mobile di Milano: dal settore un segnale di rilancio per il Paese'. L'incremento del giro d'affari del comparto nei primi sei mesi è stato del 12,9% rispetto ai valori registrati negli stessi mesi del 2019. In Europa, solo Danimarca e Polonia hanno fatto meglio dell'Italia. Le imprese medio-grandi sono le maggiori protagoniste della ripresa in corso. Sono in forte ripresa sia le vendite sul mercato interno sia le esportazioni. In particolare, si è registrato un balzo dei flussi di export verso Stati Uniti e Francia. Un buon contributo alla crescita è venuto anche dall’Asia (su tutti Cina, Corea del Sud e Qatar). È poi tornato ad ampliarsi l’avanzo commerciale del settore che nel primo semestre del 2021 ha raggiunto quota 4,1 miliardi di euro, su livelli di massimo storico. Digitale, ricerca e sviluppo, green, internazionalizzazione e capitale umano sono le priorità da affrontare nei prossimi anni. Le imprese italiane del mobile mostrano una buona diffusione di nuove tecnologie nei processi produttivi, ma sono in ritardo sul fronte dell’e-commerce. Cresce poi l’attenzione all’ambiente e si rafforza l’evidenza che essere sostenibili produce evidenti vantaggi economici: le imprese italiane del mobile con certificazioni ambientali o Emas o Fsc hanno registrato un aumento del fatturato del 6,7% tra il 2017 e il 2019; il resto delle imprese del settore si è fermata a +1,8%. Un contributo importante in termini di sostenibilità può venire anche dalle filiere di prossimità, particolarmente diffuse in Italia. Le filiere locali consentono, infatti, un miglior controllo della salvaguardia ambientale da parte dei fornitori e una divisione del lavoro 'sostenibile' (anche grazie a forniture a «chilometro zero»).

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