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Inflazione alle stelle +8%. Confcommercio, "salto indietro nel tempo"
"Molto probabile che da settembre le famiglie saranno costrette a una selezione degli acquisti"
Alle stelle l'inflazione: secondo le stime preliminari di Istat, nel mese di giugno 2022 l’indice nazionale dei prezzi al consumo registra un aumento dell’1,2% su base mensile e dell’8% su base annua (da +6,8% del mese precedente). In un quadro di diffuse tensioni inflazionistiche, l’ulteriore accelerazione della crescita su base tendenziale si deve prevalentemente da una parte ai prezzi dei beni energetici (la cui crescita passa da +42,6% di maggio a +48,7%) e in particolare degli energetici non regolamentati (da +32,9% a +39,9%), e dall’altra a quelli dei beni alimentari, sia lavorati (da +6,6% a +8,2%) sia non lavorati (da +7,9% a +9,6%), dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +4,4% a +5%) e dei servizi relativi ai trasporti (da +6,0% a +7,2%).
"Il dato sull’andamento dei prezzi rappresenta - sottolinea Confcommercio - un ulteriore salto indietro nel tempo, con valori così elevati, sia in termini di profili mensili sia annuali, che non si registravano dalla fine degli anni ’80, e non consola sapere che il dato italiano è allineato a quanto si rileva nel complesso dell’area euro (+8,6% tendenziale a giugno). Inoltre, come paventato da tempo, le pressioni inizialmente concentrate nell’energetico si sono ormai diffuse ad altri settori, in primis i trasporti e l’alimentare: questo il commento dell’Ufficio Studi Confcommercio alla stima provvisoria dei prezzi a giugno diffusa oggi dall’Istat. Alla luce di queste dinamiche e delle persistenti tensioni che agitano i mercati delle materie prime – prosegue Confcommercio - diventa sempre più complicato ipotizzare un rientro delle tensioni inflazionistiche nel breve periodo. Elemento che rende sempre più concreta la possibilità di un’inflazione, nella media del 2022, superiore al 7% e di un rientro molto graduale nel 2023, con inevitabili pesanti effetti sul reddito disponibile e sul potere d’acquisto della ricchezza detenuta in forma liquida da parte delle famiglie, con conseguenti riverberi negati sui comportamenti di spesa. Se, al momento, gli effetti sui consumi appaiono ancora limitati è molto probabile che da settembre le famiglie saranno costrette a una selezione degli acquisti, con gravi effetti negativi sui consumi e, quindi, sul Pil".