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INTERVISTA/ Michele Galliano (Rilievi), ingresso di Hind una scelta di crescita e garanzia per il futuro
Lavorando con il lusso, nessuna conseguenza importante dalla contingenza macroeconomica e geopolitica.
Holding Moda, controllata di Holding Industriale (Hind) ha recentemente rilevato il 30% di Rilievi Group, multinazionale bolognese leader nel settore dell’embellishment e del ricamo. L'operazione prevede la permanenza dell’attuale management nell'azionariato della società bolognese e il mantenimento degli attuali ruoli operativ. A Rilievi, eccellenza dell’artigianato italiano fondata nel 1991 da Simona Finelli e Stefania Marocchi che ha sviluppato la propria crescita grazie anche all’ingresso nella compagine sociale di Michele Galliano, oggi CEO del Gruppo, si affidano i migliori brand nazionali ed internazionali e gli stilisti del settore del lusso per la realizzazione delle loro collezioni. E proprio Galliano spiega a Luxury&Finance la ratio e gli obiettivi di questa operazione.
“Il primo passaggio" è stato dunque l’ingresso da parte di Hind con una quota di minoranza, "una richiesta che abbiamo avanzato per permettere al progetto di sviluppare i suoi numeri e posticipare a un secondo momento il passaggio alla quota di maggioranza, che è quello che solitamente accade in questo genere di operazioni. Abbiamo raggiunto un accordo congiunto che questa potesse essere la strada migliore. Quindi, nel 2024 ci sarà il sistema di opzioni che permetterà di perfezionare il passaggio. Poi, abbiamo aggiunto un ultimo step, di nuovo un sistema a opzioni per una eventuale nostra successiva uscita dalla società, ma stiamo parlando di uno scenario a lungo termine. Più che altro, un modo per noi di avere già definito un possibile scivolo per l’uscita dalla società quando avremo un’età da pensione. Era una delle componenti dell’operazione anche perché a noi non interessava uscire dalla compagine societaria: vogliamo essere protagonisti come siamo stati fino ad adesso della nostra progettualità. Però sappiamo di non essere immortali e abbiamo anche in mente le situazioni di aziende eccellenti che restano vincolate a una proprietà che non ha una successione predefinita e dunque esauriscono questa energia originaria. Il rischio è che se poi queste situazioni non vengono pianificate in anticipo, si rischia di compromettere l’attività e il risultato".
Una scelta dunque a servizio della crescita e del passaggio generazionale.
"Nessuno di noi ha figli e dunque è il classico film che abbiamo visto tante volte. Non vorremmo trovarci a essere di impaccio per il futuro dell’azienda per non averci pensato in anticipo. Questo è un modo per dare a tutti i collaboratori la tranquillità che l’azienda sopravviverà a noi. E’ previsto uno scivolo, ma anche se questo avrà tempi molto più lunghi ma sarà legato alla nostra volontà e dunque non sarà un evento legato a un terzo".
Per i dipendenti c’è una possibilità di ingresso nel capitale sociale?
"Al momento no. Era forse troppo presto e prematuro fare questi ragionamenti. ma può sicuramente rappresentare qualcosa di sensato. Non ne abbiamo discusso con il gruppo, ma può avere il suo perché sicuramente".
Come è ricaduta la scelta su Holding Industriale?
"Non eravamo alla ricerca di un gruppo e non avevamo intenzione di cedere l’azienda e dunque non era un progetto in essere. Non avevamo advisro alla ricerca di possibili partner. Crediamo da tempo al valore delle aggregazioni, del lavorare in maniera integrata con altre aziende. Avevamo attivato progetti di lavoro congiunto con aziende che non avevano vincoli partecipativi e societari, ma la stessa visione sul futuro e il fatto di unire le forze per essere più competitivi e affrontare le prossime sfide. Siamo stati cercati e abbiamo affrontato questi approfondimenti con lo spirito di capire che cosa potesse servire. Questa è stata un po’ la chiave di tutto. Ci siamo concentrati sulla nostra progettualità e su qualche cosa che non avremmo mai messo in pista da soli. Quei sogni nel cassetto che poi sembrano sempre un po' al di là delle proprie possibilità. In questo caso, abbiamo aperto i cassetti, abbiamo messo nero su bianco e raccontato agli esponenti di Hind quello che volevamo fare e questa è stata la una chiave di svolta di tutta l’operazione.Da un lato loro erano alla ricerca di progettualità, di imprenditori con voglia di sfidare se stessi, di fare dei salti importanti, di gestirli. Perché è ovvio che queste realtà poi se perdono l’anima delle aziende si possono trovare in difficoltà. Dunque la progettualità, la voglia di fare e l’ambizione sono stati un elemento chiave per confermare l’interesse al di là dei numeri e delle referenze. Noi abbiamo trovato questa apertura a una logica di medio e lungo termine che era invece quello che ci ha sempre tenuto molto lontani da altri progetti che hanno una matrice spiccatamente ed esplicitamente finanziaria, rispetto a cui non eravamo molto interessati. Altro aspetto importante, anche se sembra sempre una dichiarazione di principio, alla base ci sono valori del gruppo che sono fondamentali, perché serve uniformità di visioni e priorità di scelte. Anche sugli aspetti della sostenibilità e della centralità delle persone per come li abbiamo sempre vissuti devono essere elementi fondanti e scelte strategiche".
Come state vivendo il periodo contingente particolarmente complesso per i noti problemi legati soprattutto all’energia?
"Lavorare con aziende del lusso, che rappresentano il 100% del nostro fatturato, in questo momento ci ha fatto vivere con minore apprensione tutte le dinamiche geopolitiche legate alla guerra in Ucraina e alle conseguenze che ne sono derivate, nonostante i timori di inizio anno. Abbiamo alzato le antenne, che per altro negli ultimi anni sono sempre dritte. Non ci sono state conseguenze. I numeri sono positivi e non abbiamo sentore di cali o previsioni negative. Non siamo un’azienda energivora e dunque l’incidenza dei costi sul nostro conto economico non è così rilevante da causare disastri se si impenna con i ritmi che vediamo ora. Può avere impatti sulle marginalità ma non così rilevanti o che ad oggi comportino impatti sui prezzi".
La manodopera, un nodo cruciale per il settore
"Siamo arrivati a un nodo cronologico e generazionale dirimente sul futuro delle filiere e in particolare della nostra. Stanno uscendo dal mercato del lavoro tantissime professionalità di esperienza che portano con sé il loro sapere e savoir faire. C’è un tema di sostituzione. Tutti noi ci combattiamo le risorse sui territori per alimentare le strutture produttive, ma bisogna anche fare in modo che ci siano nuove leve che a poco a poco sostituiscano quelli che se ne vanno. Fare gruppo e fare azione di filiera può fare in questo caso una enorme differenza. Facciamo formazione continua e cerchiamo persone che abbiano interesse per la moda e la manualità e siano disponibili a entrare nel nostro mondo. Ma ci rendiamo conto che partiamo con molta difficoltà a creare interesse per figure che non sono tra i principali sbocchi professionali. C’è anche molta poca conoscenza su come si fa moda. Questo rende la filiera sconosciuta anche spesso agli operatori. La ricchezza e le opportunità che ne derivano è molto poco conosciuta. Dunque noi, per quanto si possa essere bravi e forti a raccontarlo, non è sufficiente a colmare un vuoto di informazione. Ora, essendo parte di gruppo, siamo certi che il tema possa essere diffuso e amplificato".