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La tecnologia corazza per le aziende contro la pandemia

Deloitte, "aumentano sforzi per far evolvere le aziende e renderle più competitive"

Come una corazza la tecnologia, soprattutto, ha protetto le aziende che si sono trovate a combattere contro un nemico sconosciuto: la pandemia da Covid-19- Un fattore abilitante, dunque, ma anche uno strumento di sopravvivenza o, più correttamente, resilienza che ha consetito alle società di adattarsi e adeguarsi al nuovo contesto. Le aziende hanno rimesso testa e mano anche ai valori e alla missione, hanno riconsiderato il loro essere sostenibili e l'impatto che la loro attività produce sull'ambiente esterno. Lo evidenzia un'indagine realizzata da Deloitte Private su 2.750 leader di aziende Private di medie dimensioni nel mondo, tra cui 150 in Italia.

 

"La maggior parte delle aziende private italiane intervistate si sta adeguando al nuovo contesto disegnato dalla pandemia aumentando gli sforzi per trasformare e far evolvere la propria azienda ed essere più competitiva nel nuovo scenario post-pandemico", dichiara Ernesto Lanzillo, Private Leader di Deloitte Italia. "Questo - aggiunge - è un segnale molto positivo per tutta la nostra economia, perché significa che, nonostante l’incertezza del momento, le aspettative dei leader italiani intervistati sono positive per il futuro a breve termine. Infatti, guardando ai prossimi 12 mesi, i leader aziendali italiani, in linea con il trend globale, prevedono un incremento della produttività (58%) e dei profitti (47%)".

Sul fronte occupazionale, le imprese italiane intervistate risultano intenzionate a incrementare il numero dei propri collaboratori: quasi un terzo intende coinvolgere nuove risorse con formule di collaborazione anche freelance (29%) mentre l’11% ha pianificato assunzioni a tempo pieno, trasversalmente in tutte le aree aziendali. Solo il 15% dichiara che acquisirà i talenti per specifiche competenze. Per la maggioranza dei leader di impresa italiani (64%) la trasformazione del paradigma del lavoro sarà uno degli elementi cardine per aumentare la resilienza della propria impresa. Come dimostrano i dati, infatti, sono soprattutto le aziende a più alta resilienza ad aver risposto positivamente (73%) all’intenzione di coinvolgere nuovi talenti rispetto a quelle a bassa resilienza (45%). Ma cosa si intende esattamente quando si parla di resilienza di una impresa?

Tornando alla resilienza, Deloitte Private ha valutato sette priorità operative: tecnologia, strategia, operation, crescita, capitale, lavoro, impatto sociale e ambientale. Utilizzando questo mix di indicatori che definisce ad alta, media e bassa resilienza le aziende - le quali rispetto a questi sette parametri si sono auto-valutate posizionandosi su un range che va da 7 a 35 - in Italia le aziende che possono essere definitive a elevata resilienza sono il 31%, a media resilienza il 59% e solo un restante 10% risulta essere a bassa resilienza. Tecnologia (73%), crescita (69%) e operation (68%) sono le tre priorità ritenute imprescindibili dalle aziende stesse per potersi dichiarare resilienti. Al momento, solo una quota ristretta di imprese ha già finalizzato o pienamente implementato azioni per strutturarsi al meglio rispetto a tali priorità, (15% per la tecnologia, 7% per la crescita e per le operation), tuttavia la maggior parte delle imprese dichiara di aver già intrapreso un percorso di implementazione oppure si trova a metà della fase di trasformazione.

Non mancano incertezza e preoccupazione per il futuro: le imprese temono che la pandemia possa avere un impatto negativo sul mercato (42% breve periodo e 33% lungo periodo) e sulle operation (32% breve periodo e 27% lungo periodo). Ma il livello di fiducia rispetto al successo della propria azienda resta elevato. Prendendo a riferimento l’orizzonte dei prossimi tre anni, le aziende italiane più resilienti sono decisamente più fiduciose (41%) di quelle meno resilienti (14%). La percezione generale di fiducia è anche in linea con le strategie di crescita delle imprese italiane intervistate, che puntano non solo sullo sviluppo di nuovi prodotti e servizi (52% sia nel breve che nel lungo termine), ma anche sulla produttività (rispettivamente 48% e 49% nel breve e nel lungo termine) e sulla trasformazione digitale (rispettivamente 47% e 54% nel breve e nel lungo termine).

In linea con il trend globale, anche le aziende italiane preferiscono adottare strategie di crescita di tipo organico rispetto ad attività di M&A (ritenute prioritarie nel breve termine dal 25% degli intervistati e nel lungo termine dal 29%). Tuttavia, nonostante le attività di M&A non siano una priorità strategica a cui affidarsi, molte imprese italiane si considerano, nei prossimi dodici mesi, potenziali buyer (37%) o potenziali aziende target (33%). L’elemento che determina la resilienza per eccellenza, secondo le aziende italiane, è la tecnologia (73%) e la trasformazione digitale è una priorità strategica tanto nel breve quanto nel lungo periodo. In Italia, per la maggior parte delle aziende, tale trasformazione era in essere già prima della pandemia da Covid-19 (32%), mentre per ben il 23% è stata proprio la pandemia a spingerli ad investire in ambito tecnologico e digitale. Dall’analisi delle risposte dei leader italiani, inoltre, sembrerebbe che le aziende italiane che già si muovevano su questa direttrice in una fase pre-pandemia siano di più di quelle della media globale (27%), le quali invece sono state particolarmente spinte ad investire proprio in risposta alla crisi (36%). Un’accelerazione la registreranno anche gli investimenti in tecnologia nei prossimi 12 mesi: le aziende italiane si orienteranno soprattutto verso l’automazione dei processi business (47%), information security (44%) e strumenti di data analytics/business intelligence (41%).

Il tema dei valori aziendali e della fiducia nei confronti degli stakeholder è considerato un asset che va oltre il profitto, ma comunque da sempre fondamentale per le aziende private, in particolare per le aziende familiari. Si tratta di tematiche che, guardando all’Italia, risultano di estremo interesse soprattutto per le aziende più resilienti, in primo piano su questo fronte (86%) rispetto a quelle con bassa resilienza (39%).  L’indagine, infine, sottolinea l’attenzione delle aziende rispetto ai temi di sostenibilità e di riduzione delle emissioni di carbonio che come siano entrati a pieno titolo nell’agenda, anche se a differenti livelli: da chi è ancora in fase di implementazione iniziale (41%), a chi a metà processo (35%) o addirittura è matura su queste tematiche (6%). Anche su questo fronte, si rileva una maggiore proattività da parte delle aziende più resilienti.

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