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Male la filatura italiana: fatturato 2023 a 2,9 mld € in calo dell'11%. Prosegue trend negativo nel Q1 2024

La filatura italiana archivia il 2023 in calo, un trend che prosegue anche nel primo trimestre del 2024: Lo scorso anno il turnover ha visto una contrazione dell'11% a 2,9 miliardi di euro. Resta, dopo un biennio positivo, comunque superiore ai livelli pre-Covid, mettendo a segno una crescita del +4,0% rispetto il 2019.

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La filatura laniera si conferma il comparto preponderante, concorrendo all’82,3% del turnover complessivo, mentre il filato di cotone copre il 13,6%, seguito dal filato liniero circoscritto al 4,1%. Guardando le performance di ciascun comparto risultano tutte interessate da una dinamica negativa: i filati lanieri sperimentano un calo del fatturato settoriale pari al -9,8% su base annua; la filatura cotoniera presenta una diminuzione del -18,6%, mentre quella liniera evidenzia un -6,4%. Il valore della produzione (variabile questa che si propone di stimare il valore della sola attività produttiva svolta in Italia al netto della commercializzazione dei filati importati), archivia il 2023 in perdita del -11,1%, similmente, dunque, al fatturato. Relativamente al commercio con l’estero, sia i flussi in entrata sia quelli in uscita hanno sperimentato una dinamica negativa: l’export ha palesato una flessione pari al -12,0%, calando a 868 milioni di euro; allo stesso tempo l’import ha registrato una variazione negativa del -17,2%, portandosi a 938 milioni. 

Più in dettaglio, nel 2023 tutti i comparti hanno evidenziato una contrazione delle vendite estere ad eccezione dei filati di aguglieria che hanno messo a segno un debole aumento (+0,8%). I filati di cotone hanno archiviato il calo maggiore, pari al -21,1%, seguiti dai filati misti chimico-lana, in perdita del -19,9% e dai filati lanieri cardati, che hanno registrato un -13,3%. Infine, hanno palesato una variazione negativa prossima al  -6,0% i filati pettinati di lana e i filati di lino.

Le importazioni di filati dall’estero hanno mostrato un’evoluzione altrettanto negativa, ma in questo caso l’eccezione riguarda i filati di lana che hanno palesato una crescita, in particolare i filati di lana pettinati hanno registrato un +2,9% mentre i cardati hanno messo a segno una crescita a doppia cifra, pari al +37,1%. Le altre tipologie di filati hanno archiviato dei cali: i filati di cotone ha presentato la perdita più sostenuta, ovvero -34,1%, seguiti dai filati misti chimico-lana e da quelli di lino, che hanno rilevato ciascuno una diminuzione del -20,2% circa. Infine, l’import dei filati per aguglieria ha mostrato un -9,7%.

Per effetto degli andamenti di import ed export, nel 2023 il saldo commerciale della filatura italiana permane in deficit, presenta infatti un disavanzo per -70 milioni di euro. Il surplus con l’estero è circoscritto ai filati cardati, per 112 milioni di euro, e ai filati per aguglieria, in avanzo per 81 milioni. Di contro, tutte le altre tipologie vedono le importazioni eccedere le esportazioni: i filati di cotone risultano in deficit per -134 milioni di euro, i filati di lino per -58, i filati lanieri pettinati per -48, ed infine i filati misti chimico-lana per -22,3 milioni.        

Per la filatura italiana il 2024 si apre ancora in territorio negativo. I risultati dell’indagine annua svolta da SMI su un campione di aziende associate alla Federazione e operanti nel comparto della filatura rilevano, per il primo trimestre dell’anno, flessioni con riferimento al fatturato ma soprattutto alla produzione. 

Anche l’indice di produzione industriale ISTAT relativo alla filatura mostra nei primi tre mesi del 2024 una contrazione del -5,7%, confermando quindi quanto emerso dall’indagine campionaria svolta da SMI. A determinare tale risultato è soprattutto il calo del -7,8% dell’attività produttiva in gennaio e il trend solo un po' meno negativo di febbraio e marzo (in frenata ciascuno del -4,7% circa rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente).  

Analizzando l’interscambio commerciale con l’estero, il primo quarter del 2024 si rileva sofferente: infatti a valore archivia una decisa contrazione sia dell’import, pari a un -28,3%, sia dell’export della filatura, che segna una flessione del -13,3% scendendo a 227 milioni di euro. Il dato medio sconta, tuttavia, performance differenti con riferimento alle diverse tipologie di filato. Lato export, le perdite più gravose hanno colpito i filati misti chimico-lana (-23,8%), seguiti dai filati di cotone, di lino e dai lanieri pettinati, che hanno registrato tutti variazioni negative a doppia cifra superiori al -10%. Sperimentano cali più contenuti i filati cardati di lana e quelli per aguglieria, che flettono rispettivamente del -6,5% e del -3,5%. Anche relativamente all’import si evidenzia una dinamica negativa per tutte le tipologie.

 

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