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Molto più di un e-commerce, Design Italy porta la cultura del made in Italy nel mondo
Ferrari, "una realtà concepita da subito digitalmente e con la vocazione per l'estero"
Quando Roberto Ferrari, ex direttore generale di Che Banca! ed ex Chief Digital & Innovation officer di Mediobanca, ha deciso di lanciarsi in una nuova avventura, aveva un’idea molto precisa in testa. Valorizzare, avvalendosi delle proprie esperienze in campo finanziario e digitale, il design italiano, inteso nelle sue molteplici forme e capacità di espressione. Molto più di un marketplace o boutique digitale multimarca. Piuttosto, un luogo dove fare anche cultura del made in Italy. Ma soprattutto destinato, da subito, ai mercati esteri. E' nata così Design Italy. “L’obiettivo che mi sono posto quando l’ho pensata è stato creare una piattaforma che fosse rappresentativa del design italiano in maniera trasversale soprattutto nei confronti dei mercati esteri. Nasce come e-tailer, ma in futuro si possono immaginare anche diversi modelli di multicanalità”.
Il design e il mondo digitale, un rapporto recente
“Il mondo del furniture design sconta un ritardo importante rispetto al fashion nei modelli digitali. Tuttavia, la crescita del segmento online finalmente ha iniziato a prendere piede negli ultimi anni. C’è ancora tanta strada da fare, ma sicuramente oggi è sdoganato rispetto a pochissimo tempo fa. La mia decisione di partire con Design Italy avviene in un momento pre covid. Avevo colto dei segnali sul mercato che sono stati amplificati poi dall’impulso ulteriore della pandemia che ha agito da acceleratore. Anche il punto di vista dei produttori italiani, che fino a pochi anni fa erano guardinghi rispetto all'e-commerce, ora molto è cambiato. La predisposizione è migliore, anche se chiaramente manca l’esperienza che va creata e accumulata nel tempo”.
Come si caratterizza Design Italy?
“La piattaforma è trasversale, parte dal design che però non si limita solo al furniture, ma comprende anche tutti gli altri settori del lifestyle che possono rappresentare un altro punto di interesse in prospettiva per noi. Vogliamo essere un e-tailer che sia anche in grado di spiegare, raccontare, valorizzare al massimo il potenziale delle produzioni italiane. Anche il nostro customer service è di alto livello”.
Un passato nel mondo bancario. Cosa ci si porta di eredità di positivo?
“Ci sono due aspetti: sicuramente l’esperienza manageriale, attenta anche agli aspetti finanziari, che come manager mi sono portato dietro. Significa avere non solo una visione long term, ma anche cercare di costruire i vari tasselli in maniera attenta. Il mio obiettivo non è mai stato fare una start up, ma dare vita a un'impresa. Il secondo aspetto è che ho portato in Design Italy tutto il bagaglio digitale maturato anch’esso nel mondo bancario. Ho dunque concepito digitalmente l’impresa sin dall’inizio e quindi tutti i servizi che deve andare a generare. Queste sono le due legacy”.
Cosa propone Design Italy?
"Proponiamo i grandi brand, ma non vogliamo essere un e-tailer tradizionale. Serviamo già clienti in 40 paesi, ma non vogliamo solo essere commerciali, vogliamo anche raccontare e spingere la produzione italiana. Il posizionamento del brand lo racconta. Scegliamo solo made in Italy e oltre ai brand puntiamo sulle autoproduzioni e sulle produzioni più piccole. Cerchiamo di rappresentare tutto allo stesso tempo, perché c’è ancora tanto di nascosto che all’estero non si conosce”.
Qual è la composizione del capitale sociale?
“Io e mia moglie abbiamo la maggioranza della società, poi ci sono una serie di investor privati: due family office oltre ad angel a livello individuale. Recentemente abbiamo avuto anche un convertendo con la Cassa Depositi e Prestiti che dunque è entrata nella società. (operazione siglata a luglio). Gli investitori individuali sono manager di alto livello che o lavoravano nel lusso in Italia, o sono exiter che sono diventati imprenditori a loro volta. Competenze importanti che mi supportano in tutto quello che facciamo e nelle scelte che prendiamo”.
In definitiva, come sta andando?
“E’ una sfida che sta andando bene. Noi oggi abbiamo definitivamente creato una piattaforma che è in grado di lavorare su più mercati stranieri con clienti e ordini da oltre 40 paesi nel mondo: oltre l’85% delle nostre vendite avviene all’estero. L’Italia pesa poco nel nostro lavoro perché ho voluto dall’inizio disegnare una piattaforma che ci rappresentasse all’estero. Perché è da questi mercati che arriva il potenziale di crescita. Gli Usa sono il mercato principale con il 40% dei volumi complessivi. Abbiamo al momento circa 140 brand in piattaforma con oltre 12-13mila prodotti. Continuiamo a fare accordi e continueremo con brand piccoli e anche con più importanti e conosciuti. Quest’anno il fatturato complessivo non supererà il milione di euro. Stiamo andando nel trend giusto, anche se è chiaro che ci sono incertezze dovute ai contesti internazionali. Dal punto di vista logistico ci stiamo attrezzando per continuare a essere competitivi. puntiamo molto sulla alta qualità dei prodotti che vendiamo e del servizio che proponiamo”.