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Ocse, crescita mondiale rischia di essere dimezzata

"Pericolo più grande dalla crisi finanziaria" del 2008, in Italia fermo Pil nel 2020

"Altamente incerte" le prospettive di crescita per l'economia globale che sta affrontando "il pericolo più grande dai tempi della crisi finanziaria". Lo scrive l'Ocse nell'ultimo 'Interim Economic Outlook', mentre invita "i governi ad agire immediatamente per limitare la diffusione del coronavirus, proteggere le persone e le imprese dai suoi effetti e sostenere la domanda nell'economia". Se, viene evidenziato nel rapporto, le contrazioni della produzione in Cina si stanno facendo sentire in tutto il mondo, riflettendo il ruolo chiave e crescente che la Cina ha nelle catene di fornitura globali, nei mercati dei viaggi e delle materie prime, è chiaro che le conseguenze non possono che essere sostenute. "Nell'ipotesi che i picchi epidemici in Cina nel primo trimestre del 2020 e le epidemie in altri paesi si rivelino miti, la crescita globale potrebbe essere ridotta di circa mezzo punto percentuale quest'anno rispetto a quanto previsto nelle prospettive economiche del novembre 2019. Di conseguenza, la crescita annuale del Pil mondiale dovrebbe scendere al 2,4% nel 2020, da un già debole 2,9% nel 2019, con una crescita probabilmente negativa anche nel primo trimestre del 2020". Tuttavia, "un'epidemia di coronavirus più duratura e più intensa, che si diffondesse ampiamente in tutta la regione dell'Asia-Pacifico, in Europa e in Nord America, indebolirebbe notevolmente le prospettive. In questo caso, la crescita globale potrebbe scendere all'1,5% nel 2020, la metà del tasso previsto prima dell'epidemia del virus".  Di qui l'appello ai governi per "agire rapidamente e con forza" e "garantire misure di salute pubblica efficaci e ben finanziate per prevenire l'infezione e il contagio" oltre ad "attuare politiche mirate per sostenere i sistemi sanitari e i lavoratori e proteggere i redditi dei gruppi sociali e delle imprese vulnerabili durante l'epidemia del virus". Ocse osserva però che se "gli effetti dell'epidemia si dovessero attenuare, l'impatto sulla fiducia e sui redditi di azioni politiche ben mirate nelle economie più esposte potrebbe aiutare la crescita del Pil globale a recuperare nel 2021, fino ad arrivare a +3,3%.

Quel che è certo è che "il calo della produzione in Cina è stato rapidamente avvertito dalle imprese di tutto il mondo, dato il ruolo chiave del paese nelle catene di fornitura globali".  Le interruzioni temporanee della fornitura possono essere tamponate utilizzando le scorte, "ma i livelli delle scorte sono ridotti a causa dei processi di produzione just-in-time e non è possibile ottenere facilmente fornitori alternativi per le parti specializzate. Un prolungato ritardo nel ripristino della piena produzione nelle regioni colpite aumenterebbe la debolezza dei settori manifatturieri in molti paesi, dato il tempo necessario per spedire le forniture in tutto il mondo" osserva il rapporto.

Inoltre le restrizioni di viaggio e la cancellazione di molte visite programmate, voli, eventi d'affari e di piacere "stanno colpendo duramente molti settori dei servizi. È probabile che questa situazione persista per un certo periodo di tempo. In tutto il mondo, i turisti cinesi rappresentano circa un decimo di tutti i visitatori transfrontalieri, e un quarto o più di tutti i visitatori in Giappone, Corea e alcune piccole economie asiatiche". Ecco che "la cessazione del turismo in uscita dalla Cina rappresenta un notevole shock negativo della domanda a breve termine. Questo è già evidente in molte destinazioni; gli arrivi di visitatori a Hong Kong a febbraio sono stati inferiori del 95% rispetto al solito". 

Per quanto riguarda l'Italia, la stima è che il Pil nel 2020 resti fermo, dopo il +0,2% del 2019 e si riprenda nel 2021 (+0,5%); in Germania previsione è di una crescita del +0,3% nel 2020, mentre per il 2021 +0,9%. La Francia invece crescerebbe dello 0,9% nel 2020 e nel 2021 dell'1,4%. In Gran Bretagna il Pil nel 2020 e nel 2021 dovrebbe crescere dello 0,8%. Le prospettive per la Cina sono state riviste al ribasso nel 2020, con una crescita del Pil di poco inferiore al 5% (4,9%). Per il 2021 +6,4%. Un andamento simile, anche se meno pronunciato, è previsto in molte economie fortemente interconnesse con la Cina, tra cui Giappone, Corea, Australia e Indonesia. 

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