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Pambianco: turismo in Italia vale 179 mld $ (+58%) nel 2022, saldo attivo hospitality di 12,7 mld € nei primi 8 mesi (+200%)
Candi, "attesa fortissima concentrazione operatori nei prossimi anni"
L'economia del viaggio e del turismo in Italia vale nel 2022 poco meno di 200 miliardi (197 miliardi di dollari americani), pari al 9,4% del Pil nazionale. Sul fronte dell'occupazione, impiega 2,9 milioni di addetti, pari al 12,5% del tortale nazionale, esattamente quanti erano nel 2019, dopo il calo a 2,4 milioni nel 2020 e il leggero recupero a 2,6 nel 2021. A evidenziare i dati Alessio Candi, Consulting a M&A Director di Pambianco, in occasione del primo Summit dedicato al settore dell'hotellerie, che si è svolto nella cornice di Palazzo Mezzanotte a Milano, sede di Piazza Affari. Positiva la bilancia commerciale. "Se guardiamo ai dati degli ultimi 10 anni, nel 2010 il saldo commerciale era di 8,8 miliardi: è arrivato fino a 17,2 mld di euro nel 2019. Nonostante gli ultimi due anni di crisi, la bilancia commerciale è rimasta sempre positiva: nel 2021 è stata di 8,6 miliardi e i primi 8 mesi del 2022 parlano ancora di dati molto positivi con un saldo che è di 12,7 miliardi, quasi +200% sul 2021". Insomma, sottolinea Candi, "un sistema e una economia che è molto importante per l'Italia".
Guardando ai flussi turistici, è evidente che nel 2019 abbiamo avuto di 64 milioni di arrivi internazionali. Dopo la brusca caduta del 2020 e del 2021, assistiamo a un rimbalzo nel 2022 con 51 milioni di arrivi internazionali, ma siamo ancora indietro rispetto ai dato raggiunti nel 2019". In termini di flussi turistici internazionali, Candi sottolinea che "nel mondo, nel 2019, erano circa 1 miliardo e mezzo gli arrivi internazionali, il 51%, nel 2022, anche per effetto della chiusura dell'Asia, l'Europa focalizza il 64% degli arrivi internazionali. Un dato importante ma lontano dai numeri del 2019". Guardando, nello specifico, all'Europa, primo continente a livello mondiale, "l'Italia si posiziona al terzo posto, dietro Francia e Spagna (dati 2021)". L'offerta ricettiva italiana, prendendo in considerazione 32mila alberghi e i lori risultati del 2021, mostra un forte 'baricentramento nei 3 e 4 stelle: il 55% di questi alberghi sono sono 3 stelle e il 19% sono 4 stelle. Ma se andiamo a vedere come si sono evoluti dal 2017 al 21, c'è stata una decrescita degli esercizi più bassi, un lieve incremento dei 4 stelle e buon incremento dei 5 stelle". Altro tema, la composizione della clientela tra Italia ed estero: se nella fascia più bassa, la presenza internazionale è sotto il 30%, abbiamo una presenza del 38% nei 4 stelle e 68% nei 5 stelle".
Per quanto riguarda la dimensione di queste attività, cioè se trasformiamo gli alberghi in imprese, "da 32mila alberghi passiamo a 22mila imprese": ecco la fotografia del sistema imprenditoriale italiano. E dunque "il 74% di queste aziende ha meno di 9 dipendenti e un fatturato medio di 300mila euro. Sotto i 20 dipendenti, sono il 91% delle aziende che sviluppano il 43% del fatturato complessivo". Se andiamo a vedere il lato opposto, spiega ancora Candi, "da 250 dipendenti in su, parliamo di 47 imprese, lo 0,2% del fatturato, con un giro d'affari medio di 62 milioni di euro". Questo cosa significa? "Poco più del 2% delle imprese ha più di 50 addetti, ma fattura il 36% del totale" fa notare l'esperto, evidenziando che "il settore è ancora estremamente frammentato: prevediamo nei prossimi anni su quel 91% ci sarà una grandissima concentrazione". Tema confermato "anche se andiamo a vedere la penetrazione delle catene: in Italia nel 2013 c'erano 33.316 hotel, che sono scesi a 31.961 nel 2022, mentre sono aumentati gli hotel appartenenti alle catene: erano 1324 nel 2013 e sono diventati oltre 2000 (2105) nel 2022. Quindi la penetrazione delle catene è passata dal 4% al 6,6%, in controtendenza rispetto al numero di alberghi". Cresciute del 7% dal 2013 al 2021 le catene internazionali, del 12% nel solo 2022. Oggi meno del 30% sono catene internazionali. e ci aspettiamo proprio una cresicta della presenza internazionale in Italia. I principali 6 gruppi italiani sono Starhotels con un fatturato di 241 mil di euro nel 2022 (+190%), Hotelturist 135 milioni (+119%), Alpitour - divisione alberghiera a 134 mln euro (+66%), Sardegna Resorts 71 milioni (+56%), Bluserena 96 milioni (+39%) e Gruppo Una che ancora non ha rilasciato i dati relativi al 2022, dopo avere chiuso un 2021 a 67 milioni, per un totale dei top 5 (di 716 milioni +96%). Per quanto riguarda i primi cinque tour operator, sempre considerati dal punti di vista del fatturato, la divisione di Alpitour guida la classifica con 888 milioni di euro +284% sull’anno precedente, Veratour 182 milioni (+230%), Quality Group 111 milioni +755%, Nicolaus Tour 98 milioni (+61%) e Idee per Viaggiare 94 milioni +152%, per un totale di 1353 milioni di euro (+245%). E ancora, in relazione all’ospitalità termale: Qc Terme è in cima alla classifica con 100 milioni di euro (+87%), Terme e Grandi Alberghi Sirmione segue con 40 milioni e una crescita del 48%, GB Thermae Hotels 32 milioni, Terme Italia 31 milioni e Hotel Adler a 20 milioni per un totale di 223 milioni di euro e una crescita del 55%. A livello internazionale, troviamo gruppi quotati. Il più grande per giro d’affari è Marriott International con 19,319 mld di euro (+50%) e una capitalizzazione di mercato di 48,5 mld; Hilton Worldwide 8,159 mld (+52%) e una capitalizzazione di 35,8 billion; Hyatt Hotel Corporation 5,479 mld di euro +95% e 11,5 billion di capitalizzazione; Accor 4,224 mld di euro di fatturato (+92%) e una capitalizzazione di 8,18 miliardi; InterContinental Hotels Group 3,62 miliardi (+34%) e 10,9 billion di capitalizzazione. “Le dimensioni se ci affacciamo su scala internazionale sono completamente diverse”, chiosa Candi. Nel settore, a livello immobiliare, ci sono state nel 2022 (fonte Colliers International) 46 operazioni, 1,4 mld di valore complessivo e 30,4 milioni il valore medio: le operazioni Italia su Italia sono state 22 e estero su Italia 24. La prima è stata la cessione della tenuta di Castiglion del Bosco per 180 mln a un family office estero, W Rome ceduto per 172 milioni a un fondo pensionistico canadese (Canada Pension&Hamilton Pyramid); Palazzi marini 3 & 4 di Roma passato a Millenium Luxury di Dea capital per 165 milioni; l’Hotel Majestic di Roma a Boscalt Hospitality di Rotschild per 84 milioni; infine l’Hotel Bellevue di Cortina passato a Prodea Investments & Invel Real Estate per 49 milioni. Questo per quanto riguarda le transazioni. Dal punto di vista delle gestioni (fonte Deloitte), le 80 nuove gestioni alberghiere in Italia nel 2022 sono per il 14% gestione diretta, il 31% management contract e per il 55% affitto. Rispetto alle società il 56% sono gruppi e per il 44% indipendenti. Il 36% delle gestioni ha riguardato i 5 stelle, il 38% i 4 stelle, il 23% i tre stelle e solamente il 3% i 2 stelle. Rispetto alle località, il 45% ha riguardato la città, il 37% il mare l’11% la montagna, il 4% country resort e il 3% il lago. Molte le operazioni condotte da catene estere: Accor Hotel a Venezia (Orient Express) Lvmh in Sardegna (Hotel Ramazzino e Pitrizza), Four Seasons (Hotel Danieli, San Domenico Palace e Four Seasons&Omnam rispettivamente a venezia, Taormina e in Puglia). E ancora Mandarin Oriental Hotel Group (Hotel Cristallo a Cortina) e Marriott (Hotel Dolomiti a Cortina). “L’Italia - evidenzia Candi - è un piccolo contenitore e in prospettiva destinato a una clientela internazionale di alto livello e non a un turismo di massa, anche per la stessa conformazione geografica del Paese; si punta sempre più alla gestione e non immobile + gestione. Altro dato interessante è la crescita della formula del franchising: questo serve anche per portare know how nel settore. infine i player italiani sono piccoli e poco presenti a livello internazionale”.
Per i prossimi anni “ci aspettiamo una fortissima concentrazione, una riqualificazione dell’offerta alberghiera con operazioni immobiliari nelle principali città - Roma, Milano- città d’arte e di vacanza”. Resta la “difficoltà a reperire risorse umane di qualità”, sottolinea Candi, ricordando anche la centralità delle tematiche Esg e la centralità degli investimenti digitali e la necessità di aggiornare il sistema infrastrutturale. Le Olimpiadi invernali del 2026 “daranno impulso ulteriore al rimbalzo economico che il settore sta affrontando". Per il futuro, “la stima è di una crescita composita del 3,1% al 2032 a 249 miliardi di euro”.