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Rigenerazione urbana priorità per il rilancio e moltiplicatore del Pil
Rovere (Assoimmobiliare), pandemia ha accelerato tendenze in corso. Serve dare risposta
Rigenerazione urbana e sviluppo sostenibile vanno inserite tra le priorità intorno alle quali costruire il 'Piano nazionale di Ripresa e Resilienza' da presentare all'Unione Europa per accedere alle risorse del programma Next Generation Eu: a lanciare l'appello al Governo il presidente di Confindustria Assoimmobiliare, Silvia Maria Rovere, in occassione dell'assemblea 2020. L'emergenza sanitaria spinge sull'acceleratore del cambiamento, relativamente a come le persone vivono le città, i luoghi del lavoro, le abitazioni, gli spazi pubblici per il tempo libero, i servizi di utilità collettiva. E le città devono oggi rispondere a queste nuove sfide. Per altro, la rigenerazione urbana rappresenta anche una grande opportunità di rilancio per l’intero Paese. L’industria immobiliare oggi pesa per circa il 20% del Pil italiano. Favorire lo sviluppo di interventi su vasta scala significa attirare capitali italiani e internazionali, stimolare le filiere delle costruzioni, dei materiali, della manifattura, dell’impiantistica e del legno-arredo, alimentando così la domanda interna, garantendo liquidità all’economia reale delle piccole e medie imprese. Non secondario l'aspetto occupazionale, sia in fase di costruzione sia a intervento completato. Complessivamente, i progetti di rigenerazione urbana rappresentano un moltiplicatore del Pil di 1 a 3: ogni euro investito ne genera tre di valore considerando l’indotto. Quanto ad oggi è già stato realizzato, ad esempio a Milano, dimostra che l’approccio degli operatori del settore è orientato allo sviluppo di iniziative sostenibili che restituiscono valore alla città nel tempo.
"Il futuro che ci immaginiamo è il futuro delle città" ha detto il presidente, sottolineando che tutte le città, a livello globale, si stanno confrontando con gli impatti sempre più evidenti di trend demografici e ambientali, le cui conseguenze già presenti prima della diffusione del Covid 19, sono state amplificate". La pandemia ha dunque posto con più forza alcuni temi: locazioni accessibili per le fasce deboli, mobilità, maggiori spazi verdi, migliori infrastrutture tecnologiche abilitanti alla fruizione dei servizi da remoto. Forte la domanda di riqualificazione delle periferie, ricorda Rovere.
Assoimmobiliare sottolinea come le attività di rigenerazione urbana non devono rappresentare interventi una tantum solo sugli edifici degradati e dismessi, ma una vera e propria metodologia consolidata per operazioni da attuare su tutto il patrimonio edilizio esistente, rinnovandolo ed efficientandolo anche ovviamente a livello energetico. Quest'ultimo aspetto, in particolare, insieme alla rigenerazione degli edifici, rappresenta un’opportunità di crescita per tutto il Paese.
Anche a livello europeo ci sono state recenti novità sul tema della riqualificazione energetica degli immobili. Il 14 ottobre 2020 la Commissione europea ha pubblicato la strategia Renovation Wave nell’ambito dello strumento normativo comunitario del Green Deal. L’obiettivo della strategia è di rinnovare 35 milioni di edifici europei inefficienti dal punto di vista energetico entro il 2030, al fine di migliorare la qualità di vita e il benessere dei residenti, combattere la povertà energetica, ridurre le emissioni di gas serra, promuovere la digitalizzazione, il riuso e il riciclo dei materiali. Dando attuazione alla strategia, verrebbe fornito un contributo decisivo anche per raggiungere i target precedentemente annunciati di riduzione delle emissioni di almeno il 55% entro il 2030 e di neutralità climatica entro il 2050. La strategia prevede una serie di azioni, tra cui il rinnovamento di edifici pubblici, la decarbonizzazione degli edifici e la creazione di nuovi posti di lavoro green (fino a 160.000) nel settore delle costruzioni. Inoltre indica la creazione di un nuovo Bauhaus europeo che combini lo stile con la sostenibilità.
In occasione della pubblicazione del Renovation Wave la Commissione europea ha ribadito come gli edifici contribuiscano per il 36% delle emissioni di Co2 nell’Unione Europea, per oltre il 70% delle emissioni di polveri sottili e per circa il 40% dei consumi energetici totali. Ciò in considerazione anche del fatto che il 35% degli edifici europei ha più di 50 anni e che il 75% del parco immobiliare è inefficiente sotto il profilo energetico.
Secondo i dati dell’Osservatorio europeo sulla povertà energetica, in Italia circa il 16% della popolazione non riesce a riscaldare adeguatamente la propria abitazione o è in ritardo col pagamento della bolletta. Il dato italiano è il doppio della media europea, a causa delle prestazioni particolarmente scadenti sia dell’involucro sia degli impianti di riscaldamento e raffreddamento di un patrimonio immobiliare vetusto che risale, per oltre la metà, a prima degli anni Settanta. Negli ultimi mesi, inoltre, sono stati previsti dal legislatore italiano particolari incentivi per spingere l’efficientamento energetico, ma limitatamente ai soli edifici ad uso residenziale. Esiste quindi un significativo margine di intervento per completare la normativa attuale in materia di ecoincentivi, estendendoli ad altre categorie di immobili, quali uffici direzionali pubblici e privati, scuole ed edilizia statale in generale, ospedali, alberghi, negozi ed edifici industriali-strumentali, edifici destinati alla logistica.
Tutto questo diventerebbe attrattivo per i principali investitori internazionali professionali che stanno concentrando quote sempre più ampie di capitali verso investimenti sostenibili anche per le asset class immobiliari e infrastrutturali. Confindustria Assoimmobiliare rappresenta gli investitori istituzionali del real estate, sia quelli nazionali sia quelli internazionali che operano in Italia: dalle società di gestione del risparmio immobiliari che al 31 dicembre 2019 detenevano un risparmio immobiliare di oltre 72 miliari di euro, ai fondi immobiliari e le società quotate del segmento immobiliare della Borsa di Milano, a tutti i grandi developer, banche, compagnie assicurative, operatori economici. Tutti sono pronti a investire ma "devono essere ridefinite alcune condizioni regolatorie di contesto, rimossi alcuni disincentivi, implementate alcune innovazioni nel panorama normativo esistente, conferite maggiori certezze sui tempi dei processi autorizzativi e amministrativi in generale".
Confindustria Assoimmobiliare ha stilato in questo senso 25 proposte per il rilancio del settore che spaziano dall'introduzione di incentivi per il recupero delle aree dismesse e degradate, alla rimodulazione del carico impositivo ai fini IMU, con la sospensione dell’obbligo di pagamento dall’imposta per tutto il periodo delle attività di riqualificazione/ ristrutturazione dei fabbricati. E ancora, la creazione di un Fondo di garanzia pubblico, contro garantito dallo Stato, che agevoli l’accesso ai finanziamenti per la riqualificazione energetica sugli edifici.