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Stati Uniti, Irlanda e Sudafrica trainano la ripresa dell'oreficeria italiana
Nel 2020 giù la domanda mondiale (-33,5%), export italiano -31,2%
Stati Uniti, soprattutto. Ma anche Irlanda e Sudafrica. La ripartenza dell'export dell'oreficeria italiana è partita da qui. Scalzata la Svizzera in quello che era il suo consolidato primato. Stefania Trenti, nella nota trimestrale dedicata al settore orafo della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, evidenzia che, in generale, l'oreficeria è stato uno dei settori più colpiti dalla pandemia. Secondo il World Gold Council, la domanda mondiale è scesa a 1.400 tonnellate, livelli minimi dell’ultimo decennio, con una contrazione pari al 33,5%. Complici del calo sia le misure di contenimento della pandemia, sia l’elevato livello raggiunto dai prezzi dei preziosi, come effetto della forte incertezza presente sui mercati. Già a partire dal terzo trimestre, ma ancora più nel quarto, tuttavia, la domanda mondiale di gioielli in oro ha iniziato a recuperare, con miglioramenti diffusi a tutti i paesi e particolarmente intensi in India (-7,9% nel quarto trimestre a fronte di -42% dell’intero 2020) e Cina (-9,5% rispetto a -34,9%). Hong Kong, importante mercato del gioiello nell’area, è rimasto in territorio pesantemente negativo, penalizzato dalle tensioni politiche e dal crollo dei flussi turistici dalla Cina continentale. Le vendite negli Usa nell’ultimo scorcio dell’anno sono, invece, solo di poco inferiori ai livelli dello stesso periodo del 2019 (-1,1%) confermando uno stato di salute di questo mercato migliore rispetto ad altri e visibile anche dai dati annuali, che registrano una perdita contenuta al 10% circa.
L'export italiano ha registrato una contrazione, sulla media del 2020, del 29% delle quantità e del 31,2% dei valori. Pur rimanendo in territorio negativo, tuttavia, si evidenzia un progressivo miglioramento dai minimi raggiunti nel mese di aprile, con l’ultimo trimestre 2020 che registra un calo del 13,2% delle quantità e del 9,7% dei valori e i dati di export in valore tornati in territorio debolmente positivo a novembre (+0,5%). La ricerca evidenzia che il miglioramento dell'ultima parte dell’anno è dipesa fortemente dall’andamento delle esportazioni verso gli Stati Uniti che hanno registrato una forte crescita dei valori (+22,4% nel quarto trimestre) ma anche le quantità (+2,5%).Gli Stati Uniti diventano, così, il primo paese nel ranking 2020 delle destinazioni dell’oreficeria italiana, scalzando la Svizzera, paese che mediamente nell'anno ha visto praticamente dimezzati gli invii, "anche, con ogni probabilità, a causa di modifiche nelle politiche di gestione logistica e fiscale che hanno favorito l’Irlanda, paese che ha registrato un balzo straordinario (+213% in valore +142% in quantità) in particolare nella prima parte dell’anno" nota Trenti. In forte crescita anche gli invii verso il Sudafrica: l’export di gioielli italiani in oro è aumentato del 74% in valore e del 35,6% in quantità nella media del 2020, con variazioni molto elevate nell’ultimo trimestre. Irlanda e Sudafrica sono gli unici due paesi, tra le prime dieci destinazioni, con un consuntivo 2020 in positivo a fronte di cali diffusi e particolarmente rilevanti, oltre che per la Svizzera, anche per gli Emirati Arabi Uniti (-47,5%), la Francia (-44%) e Hong Kong (-51,4%).
Guardano ai distretti italiani, Vicenza torna in positivo nel quarto trimestre (+4,7%), grazie soprattutto all’ottimo risultato delle vendite negli Usa (+48,8%), che porta a +4,1% il consuntivo dell’intero anno su questo mercato. In forte crescita anche le spedizioni verso il Sudafrica (+17,7% nella media del 2020 e +94,1% nell’ultimo trimestre), che diventa terza destinazione. Chiudono il 2020 con un consuntivo positivo anche le esportazioni dirette in Germania (+1,8%, grazie anche ad un +14,9% nell’ultimo trimestre) e verso la Malaysia, paese che, pur rimanendo su livelli limitati (33 milioni circa nel 2020), registra un significativo balzo in avanti (+95% medio nel 2020 con un +114% nell’ultimo trimestre). Pur rimanendo in territorio negativo nella media del 2020, sono da segnalare i progressi registrati dalle esportazioni verso la Francia (+10,9% nell’ultimo trimestre), Svizzera (+17,7%) e Regno Unito (+17,8%). Pesantemente negativi, invece, i risultati verso due importanti mercati di sbocco come gli Emirati Arabi Uniti (-45,5%) e Hong Kong (-59,6%), rimasti in forte perdita anche nell’ultimo scorcio del 2020.
Meglio anche Arezzo, che chiude il quarto trimestre con un calo limitato all’1,3%, che porta il consuntivo del 2020 a registrare una contrazione di poco inferiore al 30%, grazie al recupero intenso registrato dalle esportazioni destinate agli Stati Uniti (+1,9% nella media 2020 con un balzo del 39,1% nell’ultimo trimestre). Forte incremento degli invii verso il Sudafrica (+248,9% nell’intero 2020 con un +270,3% nel quarto trimestre). Segnali di maggiore tenuta per la Francia (che limita il calo annuo all’1,2%, grazie anche al +10,9% dell’ultimo trimestre) e la Germania (-2,3% nella media 2020). Restano pesantemente negativi, invece, i risultati di vendita verso due dei principali mercati: Emirati Arabi Uniti (-46,3%, in progressivo miglioramento) e Hong Kong (-47,8%) dove non si è registrato un recupero nemmeno nell’ultimo scorcio dell’anno (-32,7% nell’ultimo trimestre).
Le esportazioni di oreficeria e bigiotteria del distretto orafo di Valenza evidenziano la contrazione maggiore nella media del 2020, registrando un calo del 44% in valore e deboli segnali di recupero nel quarto trimestre (-23,7%). Spicca, come già evidenziato per il dato nazionale, il nuovo forte incremento dell’Irlanda (+231,5% nella media del 2020), che diventa il primo mercato di destinazione degli invii in partenza da Valenza Po, scalzando la Svizzera (-75,4% in media annua) e la Francia (-54,2%). Qualche segnale di miglioramento proveniente da Hong Kong (che chiude il quarto trimestre con un calo dell’export limitato al 14,8%), degli Stati Uniti (-12,9%) e del Regno Unito (-12,3%).