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Truss isolata, sola contro i Conservatori, i mercati ed il re

Ha preso casa al numero 10 di Downing Street da neanche un mese e già, l’ultimo primo ministro britannico che abbia avuto l’onore di conferire con la compianta regina Elisabetta II, ha raggiunto il livello di gradimento più basso della storia (secondo il rilievo di Youtrend tra l’1 e il 2 ottobre, sarebbe sostenuta solo dal 14% degli inglesi). Liz Truss non ne azzecca una, nonostante il suo incarico a capo dei Conservatori e del governo abbia goduto di una ventina di giorni di sospensione per il funerale ed il lungo lutto per la morte della regina avvenuta a pochi giorni dalla sua nomina. In un paio di settimane, subito dopo il risveglio del Regno Unito dal torpore del dolore per la perdita della sovrana, la nuova Primo Ministro ha saputo inanellare errori e gaffes davvero pesanti. Si potrebbe cominciare proprio dai difficili rapporti con il nuovo inquilino di Buckingham Palace, re Carlo III.

La regola vuole che i regnanti non abbiano voce sulle questioni governative, ma le forti inclinazioni ambientaliste del re, da sempre impegnato per il clima e la biodiversità, non sono mai state un mistero. Ora, si può solo provare ad immaginare come possa aver reagito il sovrano di fronte alla richiesta della Truss di farsi da parte e non partecipare al prossimo summit sul clima che si terrà in Egitto all’inizio di novembre. Senza sforzare troppo la fantasia, basta tornare a una domenica fa, quando il Sunday Times ha riportato la soffiata lasciando trapelare che il primo ministro avrebbe “imposto” al re di stare a casa. Gli spifferi di palazzo escono dalle stanze reali solo ne necessario, evidentemente questa volta lo era. Tardiva l’indiscrezione, questa volta da Downing Street, secondo la quale un membro del gabinetto del governo avrebbe fatto sapere di ritenere utile la presenza del re a Cop27; Carlo III ha già chiarito, con una nota ufficiale, che non ci sarà.

Ma lasciando le relazioni con i vertici e scendendo a quelle con il popolo, le cose per Truss non vanno affatto migliorando. E’ ormai cronaca l’infelice decisione, rapidamente ritrattata, di inserire nel mini budget un abbassamento dell’aliquota del 45% ai redditi sopra le 150.000 sterline. La misura sarebbe valsa circa 2 miliardi, in un piano complessivo di tagli da 45 miliardi (senza coperture garantite), ma l’indignazione generale destata era insopportabile. In un paese che fa i conti con un tasso di inflazione al 9,9%, un tasso di crescita sceso allo 0,2% nel secondo quadrimestre e tassi di interesse della Bank of England al 2,25% c’è poco da stare tranquilli, soprattutto se si considera come l’annuncio di misure infelici, poi ritrattate abbiano fatto precipitare la sterlina ai minimi storici rispetto al dollaro. Il tutto mentre oltre 1000 accordi per mutui venivano cancellati dai mercati prevedendo una pericolosa impennata dei tassi di interesse. Il guaio è che, nonostante un piccolo segnale di ripresa dopo l’annuncio della retromarcia, il primo discorso da leader della Truss, reso a Birmingham martedì 5 Ottobre, davanti alla platea dei Conservatori, ha dato alla sterlina un’altra spinta in basso, manifestando l’insoddisfazione dei mercati rispetto alle promesse del capo dell’esecutivo inglese. Contestualmente, le agenzie Standard & Poor's e Fitch declassavano il credit rating sul debito del governo britannico da "stabile" a "negativo". 

Volendo indugiare in dettagli poco significativi per l’economia, ma più sintomatici degli umori dell’opinione pubblica, la presa del palco di Liz Truss alla convention del partito ha suscitato dure critiche da parte del gruppo degli anni ’90 W People, autori della canzone scelta per accompagnarla al centro della scena. Non è la prima volta che i cantanti si oppongono alla decisione dei politici di usare le loro canzoni nelle manifestazioni. Lo stesso era accaduto quest’estate, in Italia, durante la campagna della Lega, attaccata dalla Rappresentante di Lista che non autorizzava l’uso della sua canzone sul palco di Salvini. Oggi è toccato a Truss con il singolo del 1993 “Moving On Up”.

La sintesi, ben espressa dagli analisti, è che Truss sarebbe in carica ma senza potere effettivo. Tra i suoi peggiori nemici i conservatori stessi, quelli eletti in parlamento, che le preferivano il Cancelliere Rishi Sunak e che per questo non l’hanno mai sostenuta. Sono parecchi, almeno un centinaio e sono pronti al golpe, tanto che ormai viaggiano in ordine sparso rilasciando dichiarazioni senza filtri, così come accade tra gli stessi membri del governo. Dall’arrivo di Truss alla guida del Paese i trasporti hanno inanellato una serie di scioperi generali mai visti prima. C’è un muro tra lei e i sindacati, che ha deciso di derubricare a componenti del partito “contro la crescita” mettendoli insieme ai laburisti e agli ambientalisti, nel tentativo di rinsaldare le fila dei suoi indicando nemici condivisi. Eppure, “Il costo dell’energia e il caro vita sono raddoppiati rispetto allo scorso anno” ci spiega il professor Steven McCabe della Birmingham City University; così come “I costi dei mutui e i tassi di interesse colpiranno anche gli elettori tradizionalmente vicini a Conservatori - prevede il professore Alex de Ruyter, che immagina la “defenestrazione di Liz Truss entro Natale”. Ad accelerare la sua dipartita da Downing Street ci sarebbero le preoccupazioni dei deputati in vista della rielezione. La scadenza naturale di questo governo è prevista il 17 dicembre 2024, ma visti i chiari di luna sopra Westminster, tutto è possibile.

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